Saharaui: al di là del muro


Questo è un reportage, realizzato in due anni, presso i campi profughi saharawi. Nel corso di queste settimane, sarà visibile interamente. Avrete modo di capire e stupirvi. Di innamorarvi dei volti e dei colori. di comprendere come un popolo possa lottare per la sua libertà, dignitosamente. Senza violenza.


DOCUMENTARISMO SOCIALE


STAGE PROFESSIONALE

IL CONTESTO

Deserto algerino. Tindouf. Campo profughi Saharawi.

I Saharawi sono un popolo in esilio da trent’anni dopo una guerra durata altrettanto. Vivono divisi in territori occupati illegalmente dal Marocco, dopo il processo di decolonizzazione spagnola. Il Sahara nord occidentale, con le sue coste pescose, e i preziosi fosfati rappresenta una zona molto ricca del continente africano. Purtroppo la repressione marocchina attuata con sistematica determinazione, ha visto la costruzione di un muro lungo 2500 km lungo il quale si distende un campo minato di circa 5000.000 di mine. (alcune di queste di fabbricazione italiana!). Al di là del muro, vale a dire nel presunto territorio marocchino, vivono famiglie saharawi, trattenute illegalmente e in condizioni disumane. Sarebbe lungo e difficile aprire un dibattito sulle carceri in Marocco, e sui precedenti casi di detenzione illegale di attivisti e pacifisti. al di qua del muro, vivono sul suolo di uno dei deserti più inclementi del mondo, numerosi villaggi e agglomerati, costituitisi “campi profughi. Le condizioni di vita sono durissime, L’acqua scarseggia, le condizioni igenico sanitarie spesso sono precarie. La  popolazione un tempo nomade, ha preso ormai a costruire interi quartieri realizzati in mattoni di fango.

Da due anni, il mio impegno è stato quello di recarmi presso i campi, allo scopo di tenere dei corsi di produzione cinematografia, reportage e tecnica di ripresa. Ovviamente oltre all’impegno didattico, personalmente ho realizzato alcuni documenti video sui diversi aspetti della situazione. Di prossima uscita sarà il documentario “sin agua” , sulla condizione idrica in quel territorio.

Se qualcuno si domanda perchè una scuola di cinema in un simile contesto, rispondo semplicemente che solo la cultura può trascinare fuori dal fondo della storia, un popolo. Dargli dignità. Inoltre la possibilità di apprendere l’uso dell’attrezzatura cinematografica, anche quella più semplice e d’uso comune, videocamere e tutto il resto, contribuisce alla crescita della consapevolezza individuale e al desiderio di raccontare e raccontarsi. Testimoniare. Ragazzi e ragazze saharawi, apprendono così che possono parlare del loro popolo, e farlo conoscere al mondo intero. Fellicemente quest’anno ho assistito alla nascita di una scuola nazionale di cinema del Sahara occidentale. Segno tangibile che gli sforzi sono serviti.

L’ INSEGNANTE.

Marazita Antonio Edoardo. Produttore esecutivo di pellicole cinematografiche. Esperto di produzione e documentarismo. docente presso il laboratorio permanente “Touch”  a Fucecchio, in Toscana. Creativo e regista di dcoumentari e reportage.

Marazita Antonio Edoardo (presso la scuola nazionale di cinema del sahara occidentale.

LA PROPOSTA

la proposta è offerta principalmente agli studenti della “Touch Creative Lab” (con a quale chiunque può entrare in contatto per prenotare l’iscrizione, ai corsi di settembre.) i quali possono prendere parte al viaggio annuale presso i campi profughi. L’idea è quella di consentire a chi ha intrapreso il percorso formativo, di intervenire attivamente in un contesto politico e geografico di sicuro interesse. Non si tratta di un safari fotografico, una visita guidata. si tratta di una reale esperienza di documentarismo. L’intento è inoltre quello di mettere a confronto autori europei e autori saharawi, personale tecnico e creativo. Per quanti partecipano a questo tipo di esperienza, le emozioni non mancano. Dai fantastici paesaggi desertici, alle notti stellate, alla semplicità della gente del luogo, le  loro tradizioni e la loro cultura e il loro dolore. La guerra! Tutto ciò deve essere raccontato, può diventare un’esperienza umana e professionale.

per maggiori informazioni, contattate il blog.

Per una visita ai campi, visitate il reportage nella sezione cinema.

la realtà è uno specchio, nel quale mi vedo sempre al rovescio


ALTROVE


Forse è quella dolce e lenta sensazione del risveglio…

o forse dell’abbandono al suono di un ricordo appena accennato…

l’abitudine ad una vita trascorsa ad occhi socchiusi…

un bagliore…dentro un sentire debole e sospirato…

il radunarsi a sera, di stanche emozioni sospese tra questo e un “altro” possibile.

oppure l’esplosione forte e assordante di un colore…

figure diafane e rarefatte, sussurrano sull’acqua limacciosa, ombre.

passaggi a nord di un pellegrinaggio lungo e solitario…

ancora forse…il rumore di un passato che vuole tornare.

la realtà, è uno specchio nel quale mi vedo sempre al rovescio.

Marazita Antonio Edoardo.

kobos 2006

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